2 su 10
Quando si entra nel mondo dell'outdoor da adulti si è quasi sempre vittima di un certo stato confusionale relativamente al passo che si sta per fare. Se le ragioni che dettano l'ingresso in una disciplina sportiva da giovani sono abbastanza elementari quelle da adulto sono quasi sempre complesse se non sconosciute.
Invece che il pallone oggi un ragazzo può finalmente ripiegare su tante altre opzioni meno tradizionali e fra queste c'è l'arrampicata indoor che poi inevitabilmente diventa outdoor.
Quando un adulto decide di rimettersi in discussione con se stesso e con il proprio corpo allora deve esserci un motivo trainante serio dietro quel passo.
L'arrampicata a differenza di molte altre discipline ha uno scalino di ingresso (allenamento/gratificazione) veramente alto. Molti, quello scalino, non riusciranno mai a passarlo. Molti perderanno tempo e danaro e si pentiranno delle spese sostenute. Non si tratta di gradi ma di gratificazione ottenuta per il tempo dedicato. Diciamo che mediamente e ottimisticamente una volta 2 su 10 riuscivano a uscirne fuori. Gli altri 8 abbandonavano.
Ho scalato per molti anni inseguendo dei modelli idealistici trasmessi dalle poche immagini fotografiche reperibili in riviste e libri di allenamento. Era una visione un pò romantica e molto surreale rispetto alla realtà odierna. Voglio dire che c'era grande spazio di personalizzazione ed interpretazione. Spazio che alleviava l'impatto con la dura realtà e che in qualche modo ti regalava soddisfazioni se pur spesso del tutto personali.
Oggi si sa tutto di tutti. Per cui relativizzare la propria posizione di "io climber" è veramente semplice. Al tempo stesso però la progressione è infinitamente più veloce. Io ho veramente vissuto il medioevo dell'arrampicata. No cellulari, e-mail, whatsup, niente tube, niente comunicazione diretta. Riviste, poche, libri di allenamento, pochissimi. Sesso e fantasia (ndr).
Ora la strada è spianata. Non ci sono scuse. Numerosi muri di arrampicata, centinaia di tiri di tutte le difficoltà a portata di mano e materiale sul mercato a tutti i prezzi. L'epoca del viaggio a Forlì per comprare un panetto di magnesite è chiusa grazie a Dio. Ora è tutto nella mente di chi inizia.
Ma allora perché un adulto inizia con l'arrampicata. La risposta è molto semplice. Chi scala o pratica outdoor è circondato da un aureola di benessere. Un benessere mentale prima che fisico.
Chi scala si esclude dal mondo per una più o meno breve parentesi di vita. Una fuga salutare dai pensieri quotidiani e dalla vita da civili. L'attenzione è riservata al "next move" e non alla settimana che verrà. Impossibile non trovare se stessi in un esperienza così intensa. Il duello interiore continuo con la paura del volo, con la coordinazione del proprio corpo e con l'infinita ricerca di concentrazione è un esperienza salutare da collezionare e riportare nella mondo dei civili.
L'arrampicata di per se è in primis una grande esperienza salutare, questo è. I volti di coloro che vivono questa esperienza in maniera piena sono oggi la massima attrazione di quelle persone che decidono di provare a salire il primo scalino. Spero che un giorno non saranno solo 2 su 10 a farcela e sono sicuro che la direzione imboccata è quella. Analizzare le proprie paure e i propri limiti con la lucidità dell'arrampicatore ci fa crescere molto più rapidamente delle quotidiane esperienze. Una fuga di pensiero dalla routine quotidiana non fine a se stessa ma dedicata all'analisi e soluzione di problematiche immediate. Il fallimento di tale esercizio è il volo. Ed è dal fallimento che si riparte per una analisi più attenta del proprio essere in quel momento. Chi vale vola!
Invece che il pallone oggi un ragazzo può finalmente ripiegare su tante altre opzioni meno tradizionali e fra queste c'è l'arrampicata indoor che poi inevitabilmente diventa outdoor.
Quando un adulto decide di rimettersi in discussione con se stesso e con il proprio corpo allora deve esserci un motivo trainante serio dietro quel passo.
L'arrampicata a differenza di molte altre discipline ha uno scalino di ingresso (allenamento/gratificazione) veramente alto. Molti, quello scalino, non riusciranno mai a passarlo. Molti perderanno tempo e danaro e si pentiranno delle spese sostenute. Non si tratta di gradi ma di gratificazione ottenuta per il tempo dedicato. Diciamo che mediamente e ottimisticamente una volta 2 su 10 riuscivano a uscirne fuori. Gli altri 8 abbandonavano.
Ho scalato per molti anni inseguendo dei modelli idealistici trasmessi dalle poche immagini fotografiche reperibili in riviste e libri di allenamento. Era una visione un pò romantica e molto surreale rispetto alla realtà odierna. Voglio dire che c'era grande spazio di personalizzazione ed interpretazione. Spazio che alleviava l'impatto con la dura realtà e che in qualche modo ti regalava soddisfazioni se pur spesso del tutto personali.
Oggi si sa tutto di tutti. Per cui relativizzare la propria posizione di "io climber" è veramente semplice. Al tempo stesso però la progressione è infinitamente più veloce. Io ho veramente vissuto il medioevo dell'arrampicata. No cellulari, e-mail, whatsup, niente tube, niente comunicazione diretta. Riviste, poche, libri di allenamento, pochissimi. Sesso e fantasia (ndr).
Ora la strada è spianata. Non ci sono scuse. Numerosi muri di arrampicata, centinaia di tiri di tutte le difficoltà a portata di mano e materiale sul mercato a tutti i prezzi. L'epoca del viaggio a Forlì per comprare un panetto di magnesite è chiusa grazie a Dio. Ora è tutto nella mente di chi inizia.
Ma allora perché un adulto inizia con l'arrampicata. La risposta è molto semplice. Chi scala o pratica outdoor è circondato da un aureola di benessere. Un benessere mentale prima che fisico.
Chi scala si esclude dal mondo per una più o meno breve parentesi di vita. Una fuga salutare dai pensieri quotidiani e dalla vita da civili. L'attenzione è riservata al "next move" e non alla settimana che verrà. Impossibile non trovare se stessi in un esperienza così intensa. Il duello interiore continuo con la paura del volo, con la coordinazione del proprio corpo e con l'infinita ricerca di concentrazione è un esperienza salutare da collezionare e riportare nella mondo dei civili.
L'arrampicata di per se è in primis una grande esperienza salutare, questo è. I volti di coloro che vivono questa esperienza in maniera piena sono oggi la massima attrazione di quelle persone che decidono di provare a salire il primo scalino. Spero che un giorno non saranno solo 2 su 10 a farcela e sono sicuro che la direzione imboccata è quella. Analizzare le proprie paure e i propri limiti con la lucidità dell'arrampicatore ci fa crescere molto più rapidamente delle quotidiane esperienze. Una fuga di pensiero dalla routine quotidiana non fine a se stessa ma dedicata all'analisi e soluzione di problematiche immediate. Il fallimento di tale esercizio è il volo. Ed è dal fallimento che si riparte per una analisi più attenta del proprio essere in quel momento. Chi vale vola!
Commenti
Posta un commento