IL GRADO
...non solo numeri
L'arrampicata offre varie possibilità di realizzazione. Certo la difficoltà è il punto di riferimento per tutti. Lo stacanovista per eccellenza intrattiene relazioni solo con compagni e compagne di grado > o tutt'al più =. Alcuni credono anche che il semplice dialogare con quelli di grado < oltre agli effetti malefici momentanei (legati all'influsso di negatività che può influire sul grado medio personale attuale) possano manifestarsi dei condizionamenti del subconscio a lungo termine che andranno ad invalidare anni e anni di duro allenamento.
Bene, qui si parla di gradi e quindi anche di arrampicata sportiva ma poi non è che i montanari stiano messi meglio.. Hai fatto quella? hai fatto quell'altra?! Parlano di vie come se parlassero di donne non tenendo conto che "il momento" è comunque importante. Per le poche vie che ho fatto la percezione che ho avuto alla fine è stata sempre quella del miracolato. Ho trovato un compagno degno della situazione, il tempo è rimasto stabile, ero in forma e anche mentalmente predisposto.. un miracolo.
Nel mondo del boulder che non conosco tanto, credo sia un pò la stessa cosa. Le condizioni erano giuste, ho trovato la mia méthode, avevo la compagnia giusta o magari finalmente ero da solo al silenzio e sono riuscito a concentrarmi.
Allora posto il presupposto che la prestazione è comunque qualche cosa estremamente fluttuante e che il livello individuale varia in base ad un numero infinito di variabili quale è la vera costante di riferimento che dobbiamo prendere di mira.
Questo è un discorso personale che varia in funzione anche dell'età dell'arrampicatore e del carattere. Ma certo tra i punti di riferimento ci sarà la realizzazione personale, la gratificazione fisica che poi sia motoria o muscolare o un mix di queste poco conta, il divertimento, l'ambizione di aver salito una linea di cui ci si è innamorati, la socializzazione. Sono rari i momenti in cui si prova qualche cosa di estremamente positivo e non si è portati a condividerlo.
Quindi, in conclusione, è chiaro che il grado non è l'obiettivo ma solo un indice di altri parametri che lo influenzano a breve e a lungo termine. Un climber che non si realizza o non si diverte scalando non migliorerà mai. Se non siete ispirati da uno dei sentimenti che portano al miglioramento allora rimarrete piantati sullo stesso punto. Con questo non intendo dire che chi scala forte è per forza anche in uno status mentale ideale (realizzato, gratificato, in forma e armonia) perché sappiamo tutti che la componente fisica può compensare molto. Ma quanto allenamento in più va speso per compensare tutto questo? L'allenamento estremo non paga mai specialmente se si nota che qualcuno raggiunge gli stessi risultati con la metà dello sforzo e del tempo.
Va inoltre considerato che non siamo macchine fatte in acciaio inox. Non ci sono treni gomme disponibili ai box. Quello che usuriamo o spacchiamo difficilmente lo portiamo ad uno stato migliore del precedente. Per cui anche li dobbiamo darci una regolata. Gli obiettivi vanno sempre raggiunti con il minimo sforzo di preparazione e quindi anche con la minima usura!
Ecco, quindi siccome (le ultime due parole non credo possano essere associate correttamente una dietro l'altra ma della grammatica qua non ce ne frega) voi siete persone normodotate e climbers mediocri paragonati ai top gun dell'ambiente ora dovete curare quei fattori che possono aiutarvi a migliorare e non guardare alla tabella costellata da +++ e ---.
Realizzazione, gratificazione e divertimento. Di mezzo ci sarà anche del sacrificio ma ricordatevi. Se il sacrificio supera in peso tutto gli altri fattori che sono nell'altro piatto della bilancia non migliorerete. E se per sbaglio migliorerete sarà per una breve finestra di tempo. Trasformate tutto ciò che vi circonda in parametri positivi e lasciate stare in pace Betty.
Meditate gente meditate.. o anche no ;-)
L'arrampicata offre varie possibilità di realizzazione. Certo la difficoltà è il punto di riferimento per tutti. Lo stacanovista per eccellenza intrattiene relazioni solo con compagni e compagne di grado > o tutt'al più =. Alcuni credono anche che il semplice dialogare con quelli di grado < oltre agli effetti malefici momentanei (legati all'influsso di negatività che può influire sul grado medio personale attuale) possano manifestarsi dei condizionamenti del subconscio a lungo termine che andranno ad invalidare anni e anni di duro allenamento.
Bene, qui si parla di gradi e quindi anche di arrampicata sportiva ma poi non è che i montanari stiano messi meglio.. Hai fatto quella? hai fatto quell'altra?! Parlano di vie come se parlassero di donne non tenendo conto che "il momento" è comunque importante. Per le poche vie che ho fatto la percezione che ho avuto alla fine è stata sempre quella del miracolato. Ho trovato un compagno degno della situazione, il tempo è rimasto stabile, ero in forma e anche mentalmente predisposto.. un miracolo.
Nel mondo del boulder che non conosco tanto, credo sia un pò la stessa cosa. Le condizioni erano giuste, ho trovato la mia méthode, avevo la compagnia giusta o magari finalmente ero da solo al silenzio e sono riuscito a concentrarmi.
Allora posto il presupposto che la prestazione è comunque qualche cosa estremamente fluttuante e che il livello individuale varia in base ad un numero infinito di variabili quale è la vera costante di riferimento che dobbiamo prendere di mira.
Questo è un discorso personale che varia in funzione anche dell'età dell'arrampicatore e del carattere. Ma certo tra i punti di riferimento ci sarà la realizzazione personale, la gratificazione fisica che poi sia motoria o muscolare o un mix di queste poco conta, il divertimento, l'ambizione di aver salito una linea di cui ci si è innamorati, la socializzazione. Sono rari i momenti in cui si prova qualche cosa di estremamente positivo e non si è portati a condividerlo.
Quindi, in conclusione, è chiaro che il grado non è l'obiettivo ma solo un indice di altri parametri che lo influenzano a breve e a lungo termine. Un climber che non si realizza o non si diverte scalando non migliorerà mai. Se non siete ispirati da uno dei sentimenti che portano al miglioramento allora rimarrete piantati sullo stesso punto. Con questo non intendo dire che chi scala forte è per forza anche in uno status mentale ideale (realizzato, gratificato, in forma e armonia) perché sappiamo tutti che la componente fisica può compensare molto. Ma quanto allenamento in più va speso per compensare tutto questo? L'allenamento estremo non paga mai specialmente se si nota che qualcuno raggiunge gli stessi risultati con la metà dello sforzo e del tempo.
Va inoltre considerato che non siamo macchine fatte in acciaio inox. Non ci sono treni gomme disponibili ai box. Quello che usuriamo o spacchiamo difficilmente lo portiamo ad uno stato migliore del precedente. Per cui anche li dobbiamo darci una regolata. Gli obiettivi vanno sempre raggiunti con il minimo sforzo di preparazione e quindi anche con la minima usura!
Ecco, quindi siccome (le ultime due parole non credo possano essere associate correttamente una dietro l'altra ma della grammatica qua non ce ne frega) voi siete persone normodotate e climbers mediocri paragonati ai top gun dell'ambiente ora dovete curare quei fattori che possono aiutarvi a migliorare e non guardare alla tabella costellata da +++ e ---.
Realizzazione, gratificazione e divertimento. Di mezzo ci sarà anche del sacrificio ma ricordatevi. Se il sacrificio supera in peso tutto gli altri fattori che sono nell'altro piatto della bilancia non migliorerete. E se per sbaglio migliorerete sarà per una breve finestra di tempo. Trasformate tutto ciò che vi circonda in parametri positivi e lasciate stare in pace Betty.
Meditate gente meditate.. o anche no ;-)
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