BISOGNA SBATTERSI
Questa estate ho deciso di non arrampicare. Oramai penso che la routine del climber medio mi stia uccidendo psicologicamente. Dopo 25 anni di arrampicata se arrivo a fare quello che ho già fatto è un miracolo e questo è a dir poco scoraggiante visto che non è che abbia fatto chissà cosa... Lavoro+arrampicata+lavoro+arrampicata farcito di impegni familiari e politici. Questa non è di sicuro una scaletta di vita felice. Anzi alla lunga le insoddisfazioni in parete mi uccidono proprio il morale. Allora ho deciso di far delle grosse tirate extra arrampicata e poi regalarmi 10 giorni di sola arrampicata ogni tanto.. Un break dalla vita da normalman che significa due pause per due volte l'anno. Se non altro non ho lo stress di aspettare rischiando tutti i fine settimana come fossero delle tappe fondamentali di questo cammino che non mi porta in nessun luogo. Chiaramente continuo ad allenarmi sia sullo specifico che sul generico di modo che le soglie non scendano così tanto da dover ripartire da zero. 10 giorni dopo il brutto incidente sul Monte Murano ed eccomi qui a scalare a Kalymnos.
Primo giorno qualche 6b secondo qualche 6c e poi svariati 7a fino alla fine della vacanza. Non ho lavorato seriamente nessun tiro per liberarlo. Entro 3 (1 via sola 4) tentativi ho chiuso tutte le vie che ho provato. Avevo bisogno di qualcosa tirasse su il morale per cui ho sparato su obbiettivi certi. L'incidente era ancora fresco nelle mie memorie. E' vero sarei potuto morire o rimanere infermo a vita ma si sa l'apprezzamento del guaio scampato dura ben poco. Una sfiga è sempre una sfiga e la fortuna di esserne scampato non è che ti fa risuscitare ne può portarti il morale alle stelle.
Ma torniamo a Noi. Fra i vari passatempi estivi oltre a eventi sportivi da organizzare, sagre e escursioni in realtà un paio di uscite in parete me le sono regalate. Una di queste su di una via classica degli anni '70 lunga quanto un tiro di fionda alla Gola di Frasassi. Nel mese di luglio sono tornato a salire uno sperone nominato Torre di Jesi.
In realtà anche se il nome che trae origini da un alpinismo romantico di altri tempi lascerebbe pensare a pareti di una certa entità, la torre, arrampicatoriamente parlando, non è un granché. Anzi è bassetta è pure marcia ma lo spot ha una sua estetica e salendoci in cima la si apprezza a pieno. Per un attimo ho ripensato ai primi salitori che con chiodi e scarponi si divertivano su queste vie mal protette, piene di vegetazione e marcio. Di sicuro il lato sportivo non era il loro obiettivo però forse avevano un senso dell'estetica della salita e della linea molto più sviluppato del nostro. Ricordiamoci che unire le due cose è il vero target di qualsiasi apritore di vie per cui un ripasso sull'estetica di una linea ci stava.
Si sale su questa torre con Giacomo che ha visto da lontano la V che forma la torre con la parete principale, anche quella impestata di vegetazione perché vuole tenderci una linea, un high line.
Funziona, lo spot è come Giacomo pensava. La linea non è estrema ma l'estetica è super. Non c'è torre più protesa verso il centro della gola e non c'è posizione di ingresso alla gola più centrale di questo spot.
Giacomo con i suoi amici e tutta la troupe riprese guidata da Paolo torna poche settimane dopo per girare questo bellissimo cortometraggio.
Buona Visione!
Primo giorno qualche 6b secondo qualche 6c e poi svariati 7a fino alla fine della vacanza. Non ho lavorato seriamente nessun tiro per liberarlo. Entro 3 (1 via sola 4) tentativi ho chiuso tutte le vie che ho provato. Avevo bisogno di qualcosa tirasse su il morale per cui ho sparato su obbiettivi certi. L'incidente era ancora fresco nelle mie memorie. E' vero sarei potuto morire o rimanere infermo a vita ma si sa l'apprezzamento del guaio scampato dura ben poco. Una sfiga è sempre una sfiga e la fortuna di esserne scampato non è che ti fa risuscitare ne può portarti il morale alle stelle.
Ma torniamo a Noi. Fra i vari passatempi estivi oltre a eventi sportivi da organizzare, sagre e escursioni in realtà un paio di uscite in parete me le sono regalate. Una di queste su di una via classica degli anni '70 lunga quanto un tiro di fionda alla Gola di Frasassi. Nel mese di luglio sono tornato a salire uno sperone nominato Torre di Jesi.
In realtà anche se il nome che trae origini da un alpinismo romantico di altri tempi lascerebbe pensare a pareti di una certa entità, la torre, arrampicatoriamente parlando, non è un granché. Anzi è bassetta è pure marcia ma lo spot ha una sua estetica e salendoci in cima la si apprezza a pieno. Per un attimo ho ripensato ai primi salitori che con chiodi e scarponi si divertivano su queste vie mal protette, piene di vegetazione e marcio. Di sicuro il lato sportivo non era il loro obiettivo però forse avevano un senso dell'estetica della salita e della linea molto più sviluppato del nostro. Ricordiamoci che unire le due cose è il vero target di qualsiasi apritore di vie per cui un ripasso sull'estetica di una linea ci stava.
Si sale su questa torre con Giacomo che ha visto da lontano la V che forma la torre con la parete principale, anche quella impestata di vegetazione perché vuole tenderci una linea, un high line.
Funziona, lo spot è come Giacomo pensava. La linea non è estrema ma l'estetica è super. Non c'è torre più protesa verso il centro della gola e non c'è posizione di ingresso alla gola più centrale di questo spot.
Giacomo con i suoi amici e tutta la troupe riprese guidata da Paolo torna poche settimane dopo per girare questo bellissimo cortometraggio.
Buona Visione!
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