LA MANOVRINA

La manovra ops pardon, MANOVRINA

Da quando l'arrampicata sportiva è passata da livello "sport libero per pochi sognatori" a livello "sport di massa" sono cambiate tante cose. Un ventennio rivoluzionario. L'arrampicatore è oggi uno sportivo tanto quanto un ciclista, nuotatore, maratoneta etc etc. Sport che hanno una fase indoor e una outdoor senza escludere le varianti solo indoor e solo outdoor. Certo conserva ancora l'imprinting ancestrale del wild climber ispirato e fantasioso ma l'omologazione non solo dell'hardware infisso in parete ma anche degli utenti ha preso campo prepotentemente.
Un omologazione fatta da luci ed ombre. Perso gran parte del romanticismo, della poesia e della libera espressione individuale guadagnato tanto in sicurezza, protocolli virtuali di esecuzione, visibilità e livello.

Oggi si chiodano vie in falesia con materiale omologato e reperibile a costi ragionevoli. Se per l'indoor il dazio di ingresso è automatico per l'outdoor c'è un problema generazionale. L'ultima generazione "sportiva" (quella che non ha vissuto l'epoca  degli spit con la placchetta di alluminio, i cordini, cavetti in acciaio, chiodacci e catene per cani) arriva in falesia con una proiezione mentale del tipo "entrata al parco pubblico". In un parco si esige che gli scivoli non siano pericolosi, le altalene omologate e i girelli anti rottura di braccia. Il comune, la regione o lo stato è responsabile dei giochi e delle infrastrutture del parco pubblico. 

Forse è importante ricordare di generazione in generazione che il lavoro outdoor è spesso frutto di poche o pochissime persone. Le spese stesse affrontate sono quasi sempre a carico di pochi o pochissimi privati raramente supportati da scuole di alpinismo, sale di arrampicata e piccole sponsorizzazioni. Quest'anno ho messo in parete circa 70 catene omologate. Alcune per nuovi tiri altre per rimpiazzare vecchie catene non omologate magari anche mal posizionate. 1.000 € circa a cui seguono i relativi fix di via nel caso dei nuovi tiri. Diciamo altri 1.000€. Potevo comprarci un "cancello" per farmi qualche pedalata in montagna, stare qualche mese all'estero scalando o portarci in vacanza la famiglia da qualche parte ma ho deciso di investire i miei soldi e quelli ricevuti dai vari sponsor in materiale omologato. Il punto di questa riflessione non sono i miei soldi che spendo volentieri assieme a quelli che mi arrivano da terze parti sulla chiodatura ma su l'approccio irrispettoso di alcuni giovani sport climber. Alle critiche della pulizia del tiro, della chiodatura, dell'accesso eccetera eccetera spesso si aggiungono malelingue infondate di presunti profitti e accordi dei chiodatori con famigerate controparti.  
 Una delle critiche più fastidiose è sentire inveire il climber perché in sosta non c'è il moschettone di calata. Questo come tutti sapete obbliga alla manovra detta anche "manovrina" data la sua semplicità. Il prezzo che corre fra una catena base come quella in foto sopra (puro riferimento) ed una completa come quella in foto sotto ad esempio (altro puro riferimento) è notevole.
Ve ne sono poi di tutti i tipi incluse catene con ghiera inox sempre tutto omologato ovviamente. Diciamo si parte dai 8/10€ delle catene zincate all'ingrosso per arrivare ai 30€. Moltiplicate la differenza per 70 e capirete che magari piuttosto che lasciare 30€ attaccati in parete qualche chiodatore come me decida di lasciare almeno sui tiri pochissimo ripetuti una catena base e utilizzare quelle con moschettone di calata per i tiri o settori più trafficati.

Ecco, ieri in falesia sentire lamentele da chi scala a gratis, in luoghi spesso protetti (dove magari il chiodatore si è preso anche dei rischi legali per attrezzare) perché doveva fare "la manovrina" mi ha dato un po' fastidio. Fortunatamente non era ne una via che ho chiodato io ne un settore in cui ho lavorato altrimenti mi avrebbe fatto anche più male. <<che coglioni ste soste senza moschettone, ma come se fa... che palle!!>>.

E' no non va bene. Non va bene per nulla mi sono detto. 

Grazie alla mia veneranda età non ho detto nulla neanche una parola però mi sono ripromesso di scrivere due righe per mandare a cagare chi si avvicina alle falesie con approccio consumistico passivo e senza minimo rispetto per chi ci ha lavorato.

Ecco le ho scritte, preferisco scrivere con il trapano per cui non mi dilungo sulla questione. Di certo da tempo ho deciso per scelta etica di chiodare tiri quasi sempre obbligati indipendentemente dalla difficoltà e quando possibile con un run out così quando il climber arriva in catena non pensa tanto alla "manovrina" ma ringrazia a Cristo che qualcuno la catena di calata ce l'ha messa ed li è pronta ad accoglierlo per la discesa. 

Bolt&Love 


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