La solitudine dei visionari
I visionari sono quelle persone che tramite la
loro fantasia e intelligenza, riescono a vedere dei fatti anticipatamente e
nitidamente rispetto alla comprensione di questi ultimi da parte della
collettività. In breve, la realtà quotidiana cela delle verità raramente
visibili e comprensibili alla maggioranza delle persone. La capacità di vedere
in modo vivido queste realtà è dono di pochi. Sicuramente queste sono persone
ispirate e prive di schemi rigidi che ingabbiano la loro capacità di immaginare
realtà differenti rispetto a quelle che vivono quotidianamente. Le grandi
aziende “cacciano” queste persone quotidianamente giacché solo questi ultimi
possono guidare la ricerca e lo sviluppo di prodotti che avranno mercato fra 5,
10 anni o magari fra poche settimane. Nell’era dei funzionalissimi social
networks, certe scoperte, diventano realtà in pochi giorni una volta che il
“visionario” accende gli interruttori delle molte menti sopite dallo stress
quotidiano o più semplicemente dalla ricerca della sicurezza dalla routine
quotidiana. Il cambiamento è fattore di stress anch’esso e nessuno vuole
aggiungere carico di lavoro alla propria vita se prima non ha la certezza che
il risultato finale sia un sicuro miglioramento dello stile di quest’ultima.
Mah, se i cambiamenti della collettività
dipendono quindi da pochissime persone che sperimentano soluzioni e innovazioni
in prima persona o tramite supporti finanziari esterni, come sarebbe il mondo
se questa collettività di visionari si ampliasse in modo esponenziale?
Probabilmente vivremo un’evoluzione sociale molto più veloce e i cambiamenti
collettivi invece che procedere a scatti (fotogramma per fotogramma)
diverrebbero un vero film socio evolutivo.
I visionari sono soli nelle proprie scelte e
nelle proprie decisioni. In qualche modo osano prendersi dei rischi non avendo,
per il più delle volte, schemi prefissati o modelli da emulare davanti a loro o
nel loro intorno sociale.
Alcuni esempi, semplici, alla portata di tutti i giorni.
Alcuni esempi, semplici, alla portata di tutti i giorni.
1.
Gli
alternativi. L’auto a metano. Ho considerato per anni i proprietari di auto a
metano degli sfigati. Poi a 27 anni ho iniziato a fare alcune considerazioni.
L’ecologia stava avanzando e questi autisti con la loro produzione di vapore
acqueo e anidride carbonica girano per strada creando l’alimento preferito per
il regno vegetale. Che poi lo converte e lo trasforma in Ossigeno. Insomma una
specie di simbiosi auto-albero. Geniale. Dopo aver comprato un’auto a metano,
ho scoperto che non solo erano più equilibrati con l’ambiente ma in generale lo
erano anche finanziariamente e socialmente.
2.
I
minimalisti o essenzialistici. Questa è una specie rara che riesce stranamente a
sottrarsi dallo shopping compulsivo e organizza la propria dipendenza dalla
materia in modo così razionale da lasciare di stucco. Per anni ho visto ed ho
partecipato a uno stile di vita quotidiano “usa e getta”. Scarpe, vestiti,
occhiali, orologi, accessori di vario genere e incredibilmente cibo venivano
gettati senza aver esaurito il proprio potenziale. Chi di voi porta a fine
esistenza un paio di scarpe? Nessuno.. Abbiamo imparato a cambiare ciò chi ci
circonda e riempirci di oggetti superflui di modo che per questioni di spazio
prima o poi l’usato “sborda” dallo spazio fisicamente disponibile e diventa
rifiuto. Be’ chi riesce a utilizzare appieno la potenzialità delle cose e della
materia è un grande. Riduce la sua
impronta ecologica a monte (non richiedendo la lavorazione di nuova materia
prima) e a valle (non creando materia da smaltire). Non vestirà “alla moda”.. pazienza una volta
tanto verrà valutato direttamente per quello che è e non per come appare.
3.
I “Draghi”..
un po’ come il noto banchiere sono quelli che cercano di “salvare il salvabile”
con la consapevolezza che il baratro per alcune realtà è lì vicino a pochi
millimetri. Abbozzare sta diventando la mission impossible delle nuove
generazioni. Nate nell’epoca dell’individualismo stanno sempre più facendo
passi in dietro, a causa delle poche opportunità, e rivalutando una visione d’insieme
delle criticità. Incredibile riscoperta che “l’unione fa la forza” e la forza intesa
come margini di trattativa porta vantaggio collettivo.
Quando vi sentite
soli, ma credete nelle vostre idee e nel vostro intuito, non lasciatevi cadere
nell’oblio.. Interagite, anticipate e rendete collettiva la Vostra idea. Se è
veramente valida, qualcuno vi seguirà e vi aiuterà a svilupparla.
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