Non vergognarti mai della Pippa che è in te..

ACCETTARE I PROPRI LIMITI

L'inizio del 2013 è stato per me molto difficile. Il 2012 si è concluso con una mezza catastrofe familiare suffragato da un esilio forzato di qualche settimana per poi concludersi con un nuovo equilibrio esistenziale. Lo sanno tutti sono un tipo equilibrato?! Necessito solo di tempi lunghi per digerire fatti e parole. Giuro che se in quel periodo non avessi avuto delle parentesi rincuoranti d'arrampicata avrei pensato e fatto cose veramente brutte, mi conosco. Cristo deve aver capito molto bene la situazione; tanto che dal 25 dicembre al 6 gennaio si sono susseguite giornate di sole magnifiche dove ho avuto modo di medicare le profonde ferite della battaglia. Giornate in cui il solo calore del sole in faccia, mentre poggi le spalle ad una parete, ti fa sentire che la vita vale sempre la pena di esser vissuta qualunque sia la sfiga o la depressione che ti piombi addosso e che sopratutto se sei in forma e non hai problemi fisici devi riuscire a gestire quello che ti frulla in testa.
Be sono bastati tre o quattro week-end seri e impegnativi di arrampicata per uscire dalle bevute eccessive e dalle nottate insonni e ritrovare la felicità. Da li in poi l'approccio alle difficoltà affrontate in arrampicata è veramente cambiato. Non che non lo fosse già dallo scorso anno ma veramente ora mi accingo quasi sempre ad attaccare un tiro o una via con una serenità interiore che non ho mai avuto. Non mi disturba più nulla e veramente riesco a concentrarmi sul da farsi consapevole dei miei limiti e delle mie paure. Bé è una cosa bella. Avrei voluto arrivarci molto prima. Mi sarei goduto molto di più tante giornate passate fuori a scalare. Lo scorso week-end ci sono state due manifestazioni importanti una al nord e una al centro Italia. Sarà per la coincidenza delle date ma è stato inevitabile cadere nel confronto delle due situazioni. Chiaramente sono le pippe come me che fanno certi tipi di riflessione e confronto. Sob... In realtà partecipando sporadicamente ad alcune gare so che il gradismo non è un male diffuso e colpisce solo pochi sfortunati. In molti sanno sempre come farsela prendere bene almeno nelle situazioni in cui sentono di aver potuto esprimere il proprio potenziale. Va be non facendo boulder la scelta del raduno delle pippe è stata una semplice forma di rassegnazione al fatto che il caso non esiste e che se la prima opzione non era congeniale la seconda lo sarebbe sicuramente stata.
Be ora descrivere il clima nella falesia di ripamajala durante i due giorni è veramente difficile. Ma che 2 giorni poi.. Da vere pippe il secondo è stato saltato quasi da tutti visto il finale del Day 1.





Il pubblico numeroso (oltre 200 persone) aveva un range di età pauroso. Da 0 a direi felicemente quasi 80 anni. Impossibile descrivere le caratteristiche tecniche delle cordate. Inimmaginabile pensare di dare qualche dettaglio sull'abbigliamento. Pur scalando da 24 anni ho avuto problemi a sintetizzare, riconoscere e accettare che certi materiali e tessuti fossero ancora in uso. Mescolate lycra-secchielli-mariacher-accessori camp e quanto di più eterogeneo ci sia nella storia dell'arrampicata ed otterrete l'arcobaleno unico che contornava la falesia.
Ed è forse questa la nota più bella della giornata. L'eterogeneità del pubblico e la serenità con cui affrontava la scalata. Tant'è che quando qualche coglione non calato bene nell'atmosfera dell'evento si permetteva di lanciare un grido di sofferenza perché stava tenendo un piccolo appiglio immediatamente altri replicavano a distanza con delle grida simili per sfottere il malcapitato. Be da terra l'effetto era chiaramente bellissimo e imbarazzati tutti si guardavano con smorfie di compiacimento. Settato bene ho deciso di non varcare la soglia del 6a per il mattino inanellando una serie di 5b favolosi su roccia magnifica anche se a volte un pò glissante. Poi dopo una dormita in un sughereto stupendo alla brezza del tirreno mi sono sparato due splendi 6a. Ho aspettato il tramonto tra una chiacchiera e l'altra per dedicarmi a qualcosa di più serio... il Ristorante.
Il raduno dei Pipponi è oramai un appuntamento classico. Quest'anno ho avuto la snasata giusta a fidarmi di uno degli organizzatori. D'ora in poi cercherò di non mancare mai.

Durante il raduno sono stati elette varie figure chiavi / ruoli ufficiali. Devo dire che lo spreparatore con cui ho passato la prima cena ha fatto bene il suo lavoro. Pur standogli poco affianco il giorno seguente a prima vista avevo perso ogni ambizione e dignità.. ero completamente spreparato ad affrontare qualsiasi difficoltà.

Da regolamento:

Cariche da eleggere al raduno.
Non essendo noi una democrazia e neppure il PD, sono certo che al monetro giusto saremo tutti concordi con i nomi.
- Presidente
- Segratario
- Spreparatore Tecnico
- Dietologo
- Pubbliche relazioni
- Distruttore di arrampicata
A proposito di questa ultima carica, si è pensato di iniziare a formare la scuola del PipponClub, una scuola adatta a disimparare ad arrampicare, utile anche a chi arrampica bene.
Si faranno corsi nei WE in cui si perderà come minimo un grado di arrampicata.
Occorrono per questo delle figure tecniche adeguamente spreparate atleticamente ma altrettanto preparate ad insegnare a disimparare ad arrampicare.
All' opposto dell' istruttore, che appunto istruisce, il "distruttore" disistruira, disinsegnerà ad arrampicare.







RADUNO NAZIONALE DELLE PIPPE 2013

Raduno delle pippe italiane e no a Ripa Majala (il più bel pippodromo d' Italia).  Partecipano tutti quelli che arrampicano consapevoli che è un bel gioco e che c' è sempre qualcuno talmente più forte di te da farti capire che resterai sempre una pippa. Premi:Nessuno! Le pippe non hanno bisogno di premi, conoscono il loro valore e ne sono orgogliose!

Intro (scopiazzato dalla home page del PipponClub)

Il significato profondo dell'essere pippa, la filosofia di vita di una pippa:
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Ho azzerato di tutto

Azzero è la trascrizione in lettere della sigla A0, è un termine tecnico utilizzato nella scalata su roccia, significa fare un passaggio di arrampicata attaccandosi, tirandosi su al chiodo. Un tempo non era considerato sconveniente, ma con l’ avvento del’ arrampicata libera oggi è comunemente valutato come fallimento: l’ incapacità di fare il movimento senza usare mezzi di progressione artificiali.
In tanti evitano come la peste gli azzero nella scalata e se costretti ad azzerare cercano in ogni modo di nascondere il fattaccio. Se presi in castagna spesso negano l’ evidenza o inventano scuse fantasiose per giustificarlo. Gli azzero sono a malapena tollerati nelle salite di vie in montagna, dove la lunghezza e l’ ambiente fanno un poco perdere di importanza il come si passa.
In ogni caso, giustificati o meno, non tutti gli azzero sono uguali e se è vero che a volte sono una sconfitta, spesso risolvono un problema, anche se non in modo elegante. Infatti, nell’ambiente dell’arrampicata c’è qualcosa che è considerato ancora peggio: la rinuncia.
Come nell’arrampicata ci attacchiamo al chiodo nella speranza di passare oltre, durante la nostra vita ci appoggiamo a qualcuno per cercare di superare un problema, troppo grande da affrontare da soli. In questa maniera a volte riusciamo a proseguire, in altre però l’ azzero non è sufficiente e rinunciamo, ci arrendiamo.
Anche nella vita pochi ammettono le proprie debolezze, la maggioranza cerca di nascondere gli azzero con ipocrisie e fantasiose giustificazioni e soltanto una minoranza vive veramente in libera.
Nel mio tempo trascorso ad arrampicare e nel restante, impiegato a vivere, ammetto senza vergogna che ho azzerato di tutto. Sovente ho incontrato situazioni dalle quali ne sono uscito tirandomi su, appeso ad un chiodo, reale o metaforico e qualche volta non è bastato, sono sceso, ho rinunciato.

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