Oh yes it's all free of charge, isn't it?
Quando nacquero le prime falesie sportive in Italia nessuno si pose la domanda se un coordinamento nazionale, se non internazionale, fosse necessario. L'arrampicata sportiva era fortemente legata all'alpinismo classico dove l'assenza di regole scritte e obblighi da rispettare era alla base dello spirito avventuriero ed esplorativo di una disciplina che poco aveva che vedere con uno sport inteso in maniera classica. L'alpinismo era qualcosa di più. L'alpinismo è qualcosa di più tutt'oggi. I rischi oggettivi difficilmente calcolabili e il contesto in cui si svolge lo rende così distante da una disciplina sportiva classica che associarlo a qualcos'altro che non sia outdoor puro è estremamente difficile.
Ma torniamo alle falesie "sportive". Dico "sportive" intendendo quelle attrezzate con protezioni fisse e recensite su guide o pagine web anche se di sportivo in senso classico molte di esse non hanno proprio un bel nulla. Sempre outdoor si tratta, ma in un contesto fortemente condizionato dal lavoro svolto prima di renderlo fruibile al pubblico. Di certo nelle pareti di bassa quota il numero di pericoli oggettivi si riduce ma rimane importante per molti spot. Se parliamo degli spot locali essenzialmente appennino e preappennino fabrianese la caduta di sassi naturale o causata dagli altri arrampicatori nell'intorno è essenzialmente il primo assoluto pericolo oggettivo. Segue lo stato delle protezioni ed infine l'accesso. Questa è la mia personale classifica. Per pericoli oggettivi si intendono quelli che non possiamo controllare a cui siamo continuamente esposti durante le arrampicate.
In una giornata ventosa o con sbalzi termici notevoli mettersi sotto la verticale di una parete senza casco è il miglior metodo per fare un incontro molto ravvicinato con San Pietro. Il casco dovrebbe essere il primo acquisto "sportivo" per gli arrampicatori locali.
Lo spirito wild dell'alpinismo è stato per certi versi conservato. Si scala gratis senza regole scritte e senza coordinamento. Di fatto non ci sono convenzioni informali a cui sottostare se non quella di non generare confusione e o distrazione. In più rimane un briciolo di sano pericolo che aiuta a mantenere un certo livello di attenzione. Bambini, cani e parenti sono spesso l'unica causa di attrito e conflitto fra le virtuali cordate. La presunzione che quello che si trova in loco sia o meno all'altezza delle aspettative però è grande. Non si capisce da dove nasca visto che è tutto gratis e che nessuno è stato mai retribuito per qualche lavoro e anzi spesso ha messo tempo e soldi di tasca propria. Questo atteggiamento differisce di molto dallo "sport" origine. E' come pretendere che l'acqua di una piscina sia ad una temperatura ottimale per nuotare quanto può esserlo quella del ghiaccio delle nord del Eiger per essere ramponata. E' no ragazzi non ci siamo. Qui c'è una essenziale differenza di pubblico e qui possiamo proprio iniziare a costruire il differenziale fra alpinismo, arrampicata e tutti gli altri sport classici. Quante volte avrete sentito dire. Quel tiro è sporco! Quel tiro è chiodato male! Il sentiero di accesso è un disastro. Battute che non usciranno mai da qualsiasi bocca del più basso performante alpinista e che invece sono spesso tema di discussione per molti climber attenti alla prestazione. Quando una cordata trova un chiodo su un tiro di IV grado di rincuora di brutto. Quando un arrampicatore sportivo trova una moschettonata sbagliata su una fila di 12 spit/fix si innervosisce. Senza pretese di insegnamento arriviamo a concludere che il Gratis e Bello per tutti non esiste e ognuno può dare e deve dare il suo contributo. Altrimenti può benissimo dedicarsi al TRAD estremo. Non c'è bisogno di possedere un trapano per dare la mano. La chiodatura di un itinerario è meno del 20% del lavoro totale che vi sta attorno. Se un tiro ha una protezione posizionata male va comunicato per le vie ufficiali (forum, facebook, libri neri e quant'altro) e aperta una discussione. Se un sentiero è in pessimo stato va formalizzata la situazione. Siate pro attivi. Poche polemiche e molta azione.
Vorrei idealmente sperare che ogni climber e/o arrampicatore sportivo si facesse promotore del mantenimento delle falesie e dei sentieri che frequenta. Un ambiente unico condiviso liberamente e senza regole scritte.
Dal rispetto degli altri, gestendo cani e schiamazzi in maniera ordinata, al rispetto del luogo in cui va e arrampica.
La falesia è libera ed è di tutti ma anche i doveri di mantenerla fruibile e pulita sono di tutti. Ci sono falesie che sembrano dei giardini incantati ed altre dove fra escrementi umani, carta igienica volante e invasione vegetativa sembra di stare in un cesso selvaggio.
Ogni primavera la ripresa vegetativa riempe appigli e appoggi delle vie facili come pure i sentieri. Basta un paio di forbici da potatura o 5 minuti di pulizia per contrastarla. La natura si riprende le sue pareti senza dare priorità a spazi arrampicatoriamente utili e non. La parete è geologicamente viva e scarica in continuo massi e sassi. Guardatevi sempre attorno e se vedete piante con tracce fresche e buchi a terra di impatti recenti parlatene con gli altri. Confrontatevi sulle opinioni. Condividete quello che avete notato.
Il rischio è una parte importante del nostro sport. Non va eliminato, equivarrebbe ad uccidere quel briciolo di memoria storica che conserva dalla sua origine. Va reso il più possibile calcolabile e gestibile. Confronto con gli altri e mantenimento dei siti sono degli obblighi a cui tutti i frequentatori delle falesie dovrebbero sottostare. Sii responsabile e dai il tuo contributo. Dal sasso o dalla terra tolta dall'appiglio appoggio che sia al rametto tagliato nel sentiero. Ci sono mille livelli di impegno che puoi accettare. Se resti a livello 0 sarai anche un climber sportivo ma come persona vali meno che 0.
Ma torniamo alle falesie "sportive". Dico "sportive" intendendo quelle attrezzate con protezioni fisse e recensite su guide o pagine web anche se di sportivo in senso classico molte di esse non hanno proprio un bel nulla. Sempre outdoor si tratta, ma in un contesto fortemente condizionato dal lavoro svolto prima di renderlo fruibile al pubblico. Di certo nelle pareti di bassa quota il numero di pericoli oggettivi si riduce ma rimane importante per molti spot. Se parliamo degli spot locali essenzialmente appennino e preappennino fabrianese la caduta di sassi naturale o causata dagli altri arrampicatori nell'intorno è essenzialmente il primo assoluto pericolo oggettivo. Segue lo stato delle protezioni ed infine l'accesso. Questa è la mia personale classifica. Per pericoli oggettivi si intendono quelli che non possiamo controllare a cui siamo continuamente esposti durante le arrampicate.
In una giornata ventosa o con sbalzi termici notevoli mettersi sotto la verticale di una parete senza casco è il miglior metodo per fare un incontro molto ravvicinato con San Pietro. Il casco dovrebbe essere il primo acquisto "sportivo" per gli arrampicatori locali.
Lo spirito wild dell'alpinismo è stato per certi versi conservato. Si scala gratis senza regole scritte e senza coordinamento. Di fatto non ci sono convenzioni informali a cui sottostare se non quella di non generare confusione e o distrazione. In più rimane un briciolo di sano pericolo che aiuta a mantenere un certo livello di attenzione. Bambini, cani e parenti sono spesso l'unica causa di attrito e conflitto fra le virtuali cordate. La presunzione che quello che si trova in loco sia o meno all'altezza delle aspettative però è grande. Non si capisce da dove nasca visto che è tutto gratis e che nessuno è stato mai retribuito per qualche lavoro e anzi spesso ha messo tempo e soldi di tasca propria. Questo atteggiamento differisce di molto dallo "sport" origine. E' come pretendere che l'acqua di una piscina sia ad una temperatura ottimale per nuotare quanto può esserlo quella del ghiaccio delle nord del Eiger per essere ramponata. E' no ragazzi non ci siamo. Qui c'è una essenziale differenza di pubblico e qui possiamo proprio iniziare a costruire il differenziale fra alpinismo, arrampicata e tutti gli altri sport classici. Quante volte avrete sentito dire. Quel tiro è sporco! Quel tiro è chiodato male! Il sentiero di accesso è un disastro. Battute che non usciranno mai da qualsiasi bocca del più basso performante alpinista e che invece sono spesso tema di discussione per molti climber attenti alla prestazione. Quando una cordata trova un chiodo su un tiro di IV grado di rincuora di brutto. Quando un arrampicatore sportivo trova una moschettonata sbagliata su una fila di 12 spit/fix si innervosisce. Senza pretese di insegnamento arriviamo a concludere che il Gratis e Bello per tutti non esiste e ognuno può dare e deve dare il suo contributo. Altrimenti può benissimo dedicarsi al TRAD estremo. Non c'è bisogno di possedere un trapano per dare la mano. La chiodatura di un itinerario è meno del 20% del lavoro totale che vi sta attorno. Se un tiro ha una protezione posizionata male va comunicato per le vie ufficiali (forum, facebook, libri neri e quant'altro) e aperta una discussione. Se un sentiero è in pessimo stato va formalizzata la situazione. Siate pro attivi. Poche polemiche e molta azione.
Vorrei idealmente sperare che ogni climber e/o arrampicatore sportivo si facesse promotore del mantenimento delle falesie e dei sentieri che frequenta. Un ambiente unico condiviso liberamente e senza regole scritte.
Dal rispetto degli altri, gestendo cani e schiamazzi in maniera ordinata, al rispetto del luogo in cui va e arrampica.
La falesia è libera ed è di tutti ma anche i doveri di mantenerla fruibile e pulita sono di tutti. Ci sono falesie che sembrano dei giardini incantati ed altre dove fra escrementi umani, carta igienica volante e invasione vegetativa sembra di stare in un cesso selvaggio.
Ogni primavera la ripresa vegetativa riempe appigli e appoggi delle vie facili come pure i sentieri. Basta un paio di forbici da potatura o 5 minuti di pulizia per contrastarla. La natura si riprende le sue pareti senza dare priorità a spazi arrampicatoriamente utili e non. La parete è geologicamente viva e scarica in continuo massi e sassi. Guardatevi sempre attorno e se vedete piante con tracce fresche e buchi a terra di impatti recenti parlatene con gli altri. Confrontatevi sulle opinioni. Condividete quello che avete notato.
Il rischio è una parte importante del nostro sport. Non va eliminato, equivarrebbe ad uccidere quel briciolo di memoria storica che conserva dalla sua origine. Va reso il più possibile calcolabile e gestibile. Confronto con gli altri e mantenimento dei siti sono degli obblighi a cui tutti i frequentatori delle falesie dovrebbero sottostare. Sii responsabile e dai il tuo contributo. Dal sasso o dalla terra tolta dall'appiglio appoggio che sia al rametto tagliato nel sentiero. Ci sono mille livelli di impegno che puoi accettare. Se resti a livello 0 sarai anche un climber sportivo ma come persona vali meno che 0.
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