Alla fine della via
Scalare sulla seconda spalla al Gran Sasso è un lusso per pochi. Roccia suprema e ambiente alpino sono forse gli ingredienti fondamentali. La sottostante Val Maone e i 4 pilastri di Pizzo Intermesoli creano una cornice più che degna in termini di maestosità e bellezza.
Oggi in questa parete c'è un pò spazio per tutti gli impegni psicologici e sportivi. Fino a non molti anni fa invece le vie richiedevano un certo setting mentale che ora sta divenendo un vago ricordo. Altra conseguenza storica è che con la comparsa degli itinerari a fix il pubblico è diventato ben più variegato. Così oggi anche chi non ha un imprinting puramente alpinistico può vivere l'emozione di un ambiente speciale. Non penso sia il caso di calarsi nell'acida discussione del "se ne valeva la pena o se non ne valeva la pena". Non ne ho le competenze a pieno e neanche la voglia di farlo. Credo che se a dovuta distanza e rispetto si insinui un nuovo itinerario moderno non ci sia nulla di male. Certo con l'arrampicata "massificata" si può incappare in dei cali di stile da non poco. Questi precedentemente venivano accuratamente filtrati dalle condizioni ambientali. Insomma è l'altra faccia del fix che in molti di certo non gradiscono e non vedono di buon occhio guardando questa invasione di campo in maniera incredula e indispettita. Ma le persone mature sanno valutare l'impegno complessivo degli itinerari e non cadono nella banale comparazione di gradi. Chi ci casca può pagarla cara.
Questo primo post però parla di tutt'altro e prende spunto dalla seconda spalla solo perché questa ne è il contesto. Il fatto invece è una banale scivolata a terra. Abbiamo assistito increduli ad una scivolata drammatica di un escursionista. Scivolato giù dal sentiero nei pressi della forcella del belvedere ha rischiato di perdere la vita. Spalmato letteralmente a terra annaspava in un piccolo ghiaione mentre i massi sotto i suoi piedi rotolavano centinaia di metri più in basso. Difficile giudicare dall'alto il livello di panico che aveva assalito la persona ma a guardare il modo con cui annaspava a terra certo non si trattava di una situazione sotto controllo.
La persona è stata recuperata alcuni minuti dopo con una corda da degli alpinisti che si trovavano alla base della seconda spalla.
E' incredibile ma poco prima mentre percorrevamo il sentiero avevo avvisato i miei compagni di fare attenzione ad incespicare.. "potrebbe essere l'ultima incespicata della vostra vita" così avevo sapientemente sentenziato. In realtà era più un memorandum personale che un vero avviso "ai naviganti". Avevo le gambe agili come due ciocchi di legno distrutte dalla giornata precedente. Noi abbiamo continuato a scalare e alla fine della via mi è rimasto ben poco dell'arrampicata a parte il fatto di aver trascorso ancora una bella giornata in compagnia. Per quanto fredda sia la mia mente e scuro il mio carattere l'immagine della persona che annaspava nelle brecce come fosse in riva al mare adagiato con la pancia a terra è rimasta lì vivida e impressa come la stampa di un timbro. L'episodio a cui abbiamo assistito è sicuramente quello che mi è rimasto impresso alla fine dalla via. Tutto intorno le cose continuavano a scorrere di routine, calate, racconti e aneddoti sull'arrampicata. Ma sono sicuro che nel subconscio di molti il vero protagonista della giornata è stato lui o lei che con una banale scivolata ha rischiato di perdere la vita.
Oggi in questa parete c'è un pò spazio per tutti gli impegni psicologici e sportivi. Fino a non molti anni fa invece le vie richiedevano un certo setting mentale che ora sta divenendo un vago ricordo. Altra conseguenza storica è che con la comparsa degli itinerari a fix il pubblico è diventato ben più variegato. Così oggi anche chi non ha un imprinting puramente alpinistico può vivere l'emozione di un ambiente speciale. Non penso sia il caso di calarsi nell'acida discussione del "se ne valeva la pena o se non ne valeva la pena". Non ne ho le competenze a pieno e neanche la voglia di farlo. Credo che se a dovuta distanza e rispetto si insinui un nuovo itinerario moderno non ci sia nulla di male. Certo con l'arrampicata "massificata" si può incappare in dei cali di stile da non poco. Questi precedentemente venivano accuratamente filtrati dalle condizioni ambientali. Insomma è l'altra faccia del fix che in molti di certo non gradiscono e non vedono di buon occhio guardando questa invasione di campo in maniera incredula e indispettita. Ma le persone mature sanno valutare l'impegno complessivo degli itinerari e non cadono nella banale comparazione di gradi. Chi ci casca può pagarla cara.
Questo primo post però parla di tutt'altro e prende spunto dalla seconda spalla solo perché questa ne è il contesto. Il fatto invece è una banale scivolata a terra. Abbiamo assistito increduli ad una scivolata drammatica di un escursionista. Scivolato giù dal sentiero nei pressi della forcella del belvedere ha rischiato di perdere la vita. Spalmato letteralmente a terra annaspava in un piccolo ghiaione mentre i massi sotto i suoi piedi rotolavano centinaia di metri più in basso. Difficile giudicare dall'alto il livello di panico che aveva assalito la persona ma a guardare il modo con cui annaspava a terra certo non si trattava di una situazione sotto controllo.
La persona è stata recuperata alcuni minuti dopo con una corda da degli alpinisti che si trovavano alla base della seconda spalla.
E' incredibile ma poco prima mentre percorrevamo il sentiero avevo avvisato i miei compagni di fare attenzione ad incespicare.. "potrebbe essere l'ultima incespicata della vostra vita" così avevo sapientemente sentenziato. In realtà era più un memorandum personale che un vero avviso "ai naviganti". Avevo le gambe agili come due ciocchi di legno distrutte dalla giornata precedente. Noi abbiamo continuato a scalare e alla fine della via mi è rimasto ben poco dell'arrampicata a parte il fatto di aver trascorso ancora una bella giornata in compagnia. Per quanto fredda sia la mia mente e scuro il mio carattere l'immagine della persona che annaspava nelle brecce come fosse in riva al mare adagiato con la pancia a terra è rimasta lì vivida e impressa come la stampa di un timbro. L'episodio a cui abbiamo assistito è sicuramente quello che mi è rimasto impresso alla fine dalla via. Tutto intorno le cose continuavano a scorrere di routine, calate, racconti e aneddoti sull'arrampicata. Ma sono sicuro che nel subconscio di molti il vero protagonista della giornata è stato lui o lei che con una banale scivolata ha rischiato di perdere la vita.
Il fiume più grande trascina con se tutti gli affluenti..
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