Profondità di pensiero, nobiltà di sentimenti ed entusiasmo.

Ho quasi 40 anni e ogni tanto guardo indietro nella mia vita per capire come andare avanti. Che direzione prendere cosa accettare e cosa rifiutare. Più o meno 13 anni fa una donna non di "primo pelo" mi fece una domanda semplice semplice. Io avevo 28 anni ero nel massimo del mio splendore arrampicatorio.
Non che fossi molto più bravo di ora. Sicuramente fisicamente molto più forte, tecnicamente molto meno; Sicuro, altrimenti non si spiega come oggi faccia più o meno le stesse vie che facevo allora.

 La domanda secca dopo un breve saluto fu <<perché arrampichi?>>

Avete presente quando vi state asciugando i capelli e improvvisamente voi stessi tirate inavvertitamente via la spina del vostro asciugacapelli acceso dalla presa elettrica. Ecco quella scintillata è stata l'inizio del mio blackout mentale. Per eterni secondi ho cercato di trovare una risposta ma nulla. Non avevo ne amici ne familiari che mi avessero indirizzato verso quello che facevo ne conoscenti che avessero potuto condizionarmi. Era una passione nata così. Frutto probabilmente dell'istintiva attrazione verso l'ambiente esterno. La mia vocina aveva già la risposta e sussurava rispondi Booo??.. si si di booo?? Sarebbe stata una risposta azzeccata e onesta tutto sommato. Ma il mio orgoglio giovanile, quello di uno che spendeva ore e ore ad allenarsi, investiva tutto quello che aveva in attrezzatura e che vagava di roccia in roccia alla ricerca di una sequenza possibile di passaggi mi aiutò a formulare una risposta che alla fine non diceva nulla ed era sorretta da teorie evanescenti.
 Il mio imbarazzo era evidente. Avete presente quando vi arrivano quelle vampe dal torace che poi salgono su per le arterie del collo. Gonfie che sembrano scoppiare e poi su sino agli zigomi con un esplosione celebrale finale interna che appare esternamente con delle goccioline di sudore ai lati della fronte?
Chiaro il momento, no?

Una battuta di una terza persona chiuse finalmente l'impasse.

Amen.

Non ho potuto che pensare per anni a quella domanda. Anche quando smisi di arrampicare per un periodo dedicato quasi completamente al lavoro. Perché infondo la stessa domanda poteva farla a un amante di passeggiate a cavallo, a un velista, a un ciclista dilettante o a un cacciatore. Mi veniva da chiedermi perché mi ero svegliato alle 4 del mattino per andare a ciaspolare con le frontale. Perché stavo facendo quel salto con la bici sapendo che le percentuali di schianto erano elevate. Perché stavo facendo 50-60km a settimana con i bastoncini da nordic walking o perché partivamo da Montecarotto per andare in giornata a piedi alla festa dell'ambiente di Sassoferrato. Certo lì in quei momenti pensavo che se una mia amica era partita da Cerreto d'Esi per andare a Santiago in Portogallo bé io infondo stavo facendo un uscita a piedi al supermercato di quartiere!!

Ma perché un uomo o una donna deve fare una cosa apparentemente così inutile e magari alle volte rischiosa. Diciamo sicuramente e quasi sempre economicamente improduttiva. La risposta non tardò ad arrivare. L'avevo già sentita in un video da un alpinista su una parete nord ghiacciata in pieno inverno. Cercava di soffiarsi il naso pieno di muco completamente ghiacciato il fazzoletto o quello che aveva vola di sotto nell'orrido della parete ghiacciata e lui si riempe, sconfortato, la giacca di gelatina mucolitica. Grosse risate di sottofondo del compagno mentre lo filmava e poi la domanda ma perché scali? Lascia perdere.. La stessa domanda cavoli.

Lui depresso ma ispirato risponde dicendo.. Be io dormo, mangio, respiro, scalo..

Una persona non ti domanderebbe mai <<perché respiri?>>  La risposta è chiara se non respiri muori. Se non mangi o non dormi prima o poi fai la stessa fine.

Credo che chiunque abbia una passione che nel nostro caso è una disciplina outdoor abbia motivazioni diverse per praticarla ma di fondo c'è sempre un unica ragione.

Fa quello che fa perché senza quella passione prima o poi morirebbe. Non è una morte fisiologica ma celebrale che comunque si rifletterebbe nel proprio fisico. Quanti morti viventi incontriamo ogni giorno? Vere e proprie macchine da guerra sociali (i giapponesi li chiamano salary man), frustrati, depressi, persone in preda a disordini alimentari vari o assuefatti da qualche credo o droga.

Persone senza ispirazione.

Vista da questa prospettiva l'iniziale inutilità e improduttività diventa pilastro vitale essenziale per vivere in pace con se stessi e con gli altri. 




Le persone ispirate sono le uniche in grado di risolvere le questioni più difficili.

 Be inspired!



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