Ricominciare da zero con un nuovo socio, ma quanto ci vorrà!?

Sono 22 anni che scalo. C'è stata una prima fase in cui ne sparavo di più per farmi coraggio e ora inizio a pensare di toglierne qualcuno per sembrare meno Old School cazzo!
L'inizio è stato così folgorante che quando ho comprato usato il primo chouinard da Pierino* è stato come lo start del gioco delle oche, non ti ricordi le giocate successive ma il primo tiro di dadi non te lo dimentichi.
Come altri medio climber mi sono introdotto prima nell'ambiente locale e poi in tante altre piccole nicchie a volte da ospite momentaneo altre per un periodo più lungo. Scalavo quasi sempre tranne qualche rara parentesi di sci alpinismo e più frequenti parentesi di sci da discesa. Quando la meteo diventa indecorosa la neve diventa una valida alternativa di svago. Ma appunto, alternativa. Non ho mai fatto nulla di serio ma conservo comunque bei ricordi.



Tutto questo per dire che nel tempo si sono susseguiti innumerevoli compagni di cordata con cui ho avuto modo di vivere i momenti più importanti della mia vita Verticale.
Ho provato a uscire dalla tribù diverse volte. Vuoi per motivi legati al lavoro vuoi per lo scazzo che prende a chiunque fa le stesse cose per anni ed anni e quindi la voglia di provare qualche cosa di nuovo. Kite surf, down hill, nordic walking etc etc. Alla fine sono sempre tornato a legarmi un capo di corda al ventre come fosse un cordone ombelicale che non riesco a staccare dalla grande mamma.
E così anno dopo anno si sono consumate un numero impreciso di scarpette, corde, rinvii e imbraghi. E' arrivato il primo figlio, le notti insonni e nel frattempo si sono susseguiti tanti compagni e soprattutto amici. Tanti momenti di gioia e qualche incazzatura insomma per farla breve, Vita!
Quello che rimane sono più le esperienze vissute con i propri compagni di cordata che il nome della via o il grado x. Questo per gente come me che raggiunge traguardi normali e conciliabili con una vita normale. Restano le atmosfere speciali di momenti vissuti con un armonia indimenticabile dove i silenzi dicono di più di qualsiasi altra parola. I lunghi rientri nei boschi con in testa ancora quell'ultimo movimento per chiudere quella dannata via e i piedi che inciampano tanto si è presa l'abitudine di spingere sulle punte invece che sulla pianta... Poi si torna a casa e alla vita normale.. magari nasce pure un altro figlio e se si è climber la vita non sarà mai "normale" in senso stretto e chi ruota attorno a voi dovrà in qualche modo pagarne le conseguense :-). La colazione sembra più il campo base di un campeggio e gli zaini ingombrano sempre l'ingresso di casa.

Spesso vedo giovani arrampicatori sul baratro della disperazione nel momento in cui per un motivo o per l'altro perdono il loro compagno di arrampicata. Succede dai.. Alle volte perché magari uno smette di arrampicare alle volte più semplicemente perché cambiano gli obiettivi ed infine perché il bellissimo feeling iniziale si trasforma in disaccordo se non anche in rancore per qualche ragione.
Prendetela così; Dietro questa apparente sfiga si cela l'opportunità di conoscere nuove persone e magari trovare un nuovo compagno di cordata con cui condividere altre grandi esperienze.
Oggi siamo tutti più "connessi" e le uscite di arrampicata sembrano più dei blitz da banda armata che veri eventi creati ad hoc.
Le opportunità di uscire non mancano mai ed anche quando non vedete nessun movimento Voi prendete il vostro zaino e andate. Se la giornata è quella giusta qualcuno incontrerete sicuro. Magari vi cagherete sotto per come vi fa sicura o più probabilmente perché non conosce in dettaglio le vostre puzze sotto il naso. Non siamo mai soli nel momento in cui prendiamo lo zaino. Uscite di casa e vedrete che alla più brutta ci sarà sempre un cinghiale nascosto nel bosco che seguirà i vostri movimenti e vi terrà compagnia fino al rientro.

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